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Sacri Concerti de Mottetti

MARIA XAVERIA PERUCHONA

Donatella Colletti, soprano
Marco Radaelli, basso

InCanto Vocale di Milano
Ensemble Isabella Leonarda

Francesco Grigolo, direttore e tromba naturale
 
Prezzo: € 18,00

Termini e condizioni di vendita

 

1. Ad gaudia, ad iubila A Canto solo con violini 6′ 28”
2. Solvite A Canto solo con violini 6′ 43”
3. Suspira dolores A Canto e Basso soli 7′ 54”
4. Laetare triumpha A Canto e Basso soli 7′ 10”
5. Victoria victoria A quattro voci 7′ 46”
6. Quid pavemus sorores A quattro voci 7′ 52”
7. Cessate Tympana A quattro voci 9′ 08”

 

Durata: 53 minuti, 13 secondi
Registrazione digitale: Castello Sforzesco – Galliate (NO), Italia – 5 ottobre 2003
Tecnica microfonica: AB
Attrezzatura: microfoni AKG ULS CK62 (C480-B); convertitore A/D RME ADI96-PRO
Formato di registrazione e editing: 24 bit, 44.1 ks
Registrazione, editing e mastering: Marco Brianza, Federico Cabitza
Consulenza artistica musicale: Francesco Grigolo
Foto di copertina: Don Tino Temporelli
Foto libretto: Italo Perna – Milano
Progetto grafico: Caterina Papi
Si ringrazia la “Bottega Discantica” di Milano per l’uso dell’organo portativo

 

Note alla concertazione

Nel trattare le musiche della nostra Maria Xaveria mi sono trovato di fronte l’eterno dilemma del musicista che tenta, nella povertà della sua preparazione, ad operare filologicamente, e cioè mi sono chiesto se questi mottetti di ispirazione religiosa andassero inseriti nel profondo solco della tradizione seicentesca della musica da chiesa, che da Palestrina e da Victoria ci conduce sino ai grandi delle scuole bolognese, romana e veneziana, o se forse non era il caso di restringere il campo di indagine, e di lavoro, alla realtà specifica della musica lombarda dell’epoca di edizione, una realtà che certi versi, passatemi il termine, “provinciale”. È in questa seconda ipotesi dove in realtà ho operato le scelte che hanno accompagnato questo lavoro, senza dimenticare Carissimi o Stradella, ma mantenendomi conscio della loro lontananza dall’opera, invero semplice e umile, della giovane Maria X. Non che i riferimenti ai due grandi barocchi citati manchino nell’opera che qui presentiamo: bastino la solenne espressività dell’incipit del Quid Pavemus Sorores per citare il primo, ed il continuo rincorrersi di melodiosi e leggiadri movimenti ternarri, che costellano tutta la produzione qui presentata, a ricordare il secondo. Ma riferimenti musicali così altisonanti potevano distoglierli dall’intento musicale proprio della compositrice galliatese, che a mio parere traspare, più che dalle musiche, dai testi, dalla continua operazione “metalinguistica” che Maria X. opera nei suoi componimenti poetico-religiosi, il suo latino ora aulico ora spurio, intessuto col volgare e l'”italiano” barocco dell’Italia del nord. In questo operare sull’espressività e la capacita mediativa del linguaggio così articolato traspare chiara l’intenzione di una comunicazione semplice, divulgativa, aperta ad un ascoltatore che immaginiamo, tenuto conto dell’epoca e dell’ispirazione educativa dell’ordine di appartenenza, ossia le Suore di Sant’Orsola, dovesse essere attratto dalla semplice spiritualità di queste composizioni, e dal loro potere empatico ed emozionale. Di qui la strumentazione, che prevede un basso continuo nutrito ma non certo eccessivo o ridondante: a fianco dell’organo, immancabile nelle musiche di questo genere, il cembalo, insostituibile veicolo di continuità ritmica ed armonica, il cello, e il violone quando il contesto richieda il raddoppio del basso all’ottava grave. I violini, concertanti nei due mottetti a canto solo, utilizzati anche nelle composizioni che non li citano in partitura col preciso intento di alleggerire la tensione del verbo, introducendo o seguendo momenti ora festosi, ora meditativi, preparandoci di volta in volta all’ascolto della prosa cantata o alla riflessione di quanto appena enunciato. Infine l’uso della tromba nei due brani in re maggiore, Ad Gaudia e Cessate Tympana: pur immaginando non certo consueta, per il contesto, la presenza di questo strumento nelle esecuzioni della compositrice galliatese, l’ispirazione poetica e l’impianto tonale ne consentono l’uso senza intrusione; in Ad Gaudia la tromba si sovrappone alle parti concertanti dei due violini, e nel mottetto polifonico rinforza ora la parte del canto ora quella dell’alto, seguendo una pratica consueta nella musica più nobile e fortunata dell’epoca. I grandi maestri del barocco avrebbero poi posto direttamente in partitura questa pratica comune alla musica liturgica e religiosa dell’epoca. In sintesi, abbiamo fatto semplicemente del nostro meglio, mettendoci il buono a disposizione, come da sempre è consuetudine nella buona musica e tra buoni musicisti di tutte le epoche.

Francesco Grigolo

Riproduzione integrale delle note del libretto allegato a Sacri Concerti de Mottetti – © SVaNa – 2003

 

Note sulla registrazione

È stato con grande piacere che la SVaNa (“suono” in sanscrito) ha accettato l’invito a collaborare con l’Ensemble Isabella Leonarda per la realizzazione del programma qui proposto.
Sono almeno due i motivi che ci hanno motivato costantemente durante la realizzazione di questo progetto: innanzitutto il livello artistico del progetto ci è sembrato subito elevatissimo; certamente non solo per la musica originariamente composta dalla monaca novarese Maria Xaveria Peruchona che ci sembra riviva con autentica freschezza nella trascrizione originale dell’Ensemble; ma anche per la preparazione e il gusto dei suoi interpreti, che hanno curato con grande precisione e passione ogni dettaglio della sua esecuzione.
In secondo luogo siamo stati subito convinti che la possibilità di registrare nella sala principale di un castello della fine del XV secolo ci avrebbe permesso di ottenere un suono reale, riverberante e spazioso, altrimenti non ottenibile in studio o con elaborazioni digitali.
Registrare musica in ambienti vivi, reali e di chiara suggestione è sempre stata la prospettiva in cui concepiamo la riproduzione musicale e il rapporto tra medium artificiale ed emozione del momento.
La registrazione è avvenuta durante un solo giorno di inizio ottobre, nella sala principale del Castello Sforzesco di Galliate, uno dei gioielli architettonici del novarese che si erge a vero testimone del suo tempo (come lo è a suo modo anche la musica barocca della Peruchona): SVaNa è solita definire registrazioni come questa dei “live senza pubblico”, intendendo così sottolineare l’unità di esecuzione ed interpretazione tipica dei concerti live, ma anche il fatto che tali qualità sono ottenute nelle condizioni privilegiate di silenzio e di raccoglimento che una villa, una chiesa o un castello non aperti al pubblico possono permettere.
Per questo motivo è stato nostro preciso fine quello di realizzarne un documento sonoro che rispecchiasse nella maniera più semplice – e al contempo più pura – ciò che effettivamente quel giorno e in quel castello è accaduto, la musica che effettivamente vi è stata suonata, nel momento e nel modo in cui essa è stata eseguita e sentita da tutti i suoi esecutori.
Speriamo quindi che la nostra registrazione si faccia sentire il meno possibile e che il messaggio musicale ivi documentato raggiunga l’ascoltatore e appassionato senza mediazioni, fedelmente e ancora capace di emozionare come ha emozionato noi durante tutto il nostro lavoro.

Federico Cabitza

Riproduzione integrale delle note del libretto allegato a Sacri Concerti de Mottetti – © SVaNa – 2003